Ho letto con molto interesse il post degli amici di Gummy con un po’ di suggerimenti su cosa non fare per aumentare le proprie possibilità di essere presi in considerazione durante il loro processo di recruiting.
Ci sono diversi passaggi che condivido in pieno e che si sposano perfettamente anche alla realtà che vivo tutti i giorni, quella di CodicePlastico:
Con questi presupposti, il processo di hiring assume un ruolo fondamentale e in CodicePlastico, di iterazione in iterazione, stiamo cercando di renderlo sempre più affidabile, attingendo anche da esperienze personali, come per esempio quello che ho potuto “toccare con mano” collaborando con i ragazzi di Particular per circa un anno.
Il nostro processo di hiring è generalmente suddiviso in diversi step:
Un primo colloquio conoscitivo, per le dovute presentazioni. In questo modo il candidato può raccontarci un po’ di lui, spiegarci le sue eseperienze, sottolineare cosa gli piace fare e cosa no. E’un modo, anche per noi, per presentare il nostro team, per spiegare come lavoriamo e in quali scenari, quali tecnologie utilizziamo e quali ci piacerebbe utilizzare.
Come scriveva Mauro in un suo post, obbiettivo di questo “incontro” è quello di trovare i no secchi.
Quindi “caro candidato” se ti presenti con mezz’ora di ritardo al colloquio, se chiacchierando mi dici che sei un buon grafico/designer perché conosci abbastanza bene jQuery, oppure se fai scena muta e non sei capace di gestire una conversazione (non tecnica)…bhe, allora non dare colpa alla crisi.
Al termine del primo incontro, se c’è interesse reciproco a continuare (si, reciproco…ad alcune persone non sempre possiamo andare a genio) scegliamo un kata su cui il candidato potrà lavorare da casa, senza fretta, con la tecnologia che preferisce, con gli strumenti che preferisce. Senza pressione.
Terminato l’esercizio, basta pushare quanto prodotto sul proprio account github e mandarci una mail per dare il via al prossimo step.
Quindi “caro candidato” se quando ti diciamo di pushare su github ci guardi come se ti avessimo detto una parolaccia, se ti lamenti del fatto che ti facciamo lavorare fuori dall’orario lavorativo, se dopo cinque mesi stiamo ancora aspettando la mail con il link al tuo lavoro…bhe, allora non dare colpa alla crisi.
Terzo step: se hai concluso il kata (e soprattutto ci hai mandato la mail per dircelo) c’è sempre un terzo step. Hai lavorato? E’ giusto confrontarci per capire il tuo approccio alla soluzione, farti le nostre domande e osservazioni.
Questo passaggio è per noi fondamentale perchè permette di iniziare a conoscere la persona che abbiamo di fronte: il nostro è un lavoro di team, è impensabile poter inserire in modo proficuo una persona che non accetti, per esempio, osservazioni/domande sul proprio operato.
Al termine di questa prima review, passiamo ad un esercizio pratico, un nuovo kata, da fare insieme. Questo ci permette di capire un po’ di più sul reale livello tecnico del candidato, la sua “dimestichezza con la tastiera” e soprattutto il “livello di connettività” tra il cervello e le mani, considerando nella valutazione anche la variante “pressione”.
Al termine di questo step c’è la prima, vera scrematura. Obbiettivo di questo incontro è trovare i probabili sì
Ultimo incontro: bhe se sei arrivato qui, diciamo che abbiamo alte possibilità di essere compatibili, almeno dal nostro punto di vista.
L’ultimo incontro è più una chiacchierata, non solo tecnica. Potrebbe capitare di pensare insieme ad una soluzione, anche architetturale, ad uno dei problemi su cui stiamo lavorando, oppure parlare di metodologia, oppure di panzerotti.
Sicuramente in questo incontro si parla di soldi e di tutto quello che ci serve per formalizzare una “lettera d’intenti”.
Questo è il nostro processo. Può essere migliorato? Sicuramente sì…ci sono già nuove idee in cantiere. Per esempio coinvolgere anche il resto del team nella valutazione, cosa che adesso avviene solo raramente (se io o emanuele non siamo presenti). Magari fare il kata in pair con uno “di noi”, oppure…
Tutto il processo richiede un po’ di tempo. Nè troppo, nè poco. Ma è un investimento. E’una cosa di cui non possiamo fare a meno, per abbassare, almeno un po’, le possibilità di errore.
Ah dimenticavo…se sei interessato, noi siamo sempre alla ricerca di nuovi super eroi 🙂